A. R. Penck

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A. R. Penck, pseudonimo di Ralf Winkler (Dresda, 5 ottobre 1939 – Zurigo, 2 maggio 2017), è stato un pittore, scultore e artista tedesco.

Biografia

BMW Z1 Art Car realizzata da Penck al Museo BMW, in cui si notano i tratti primitivi tipici dell'artista tedesco[1]

Ralf Winkler nasce nel 1939 a Dresda, nell'allora Germania nazista. Poiché considerato elemento non in linea col regime socialista, contestatore, sovversivo e artista non classificabile come tradizionalista, alla fine degli anni cinquanta del secolo scorso non verrà ammesso né all'Accademia di Dresda né a quella di Berlino Est. Autodidatta in campo artistico, studia invece filosofia, storia delle religioni, scienze, musica. Più volte a causa dei suoi atteggiamenti verrà anche tenuto sotto controllo dalla Stasi, fino ad essere espulso dalla Ddr nel 1980.[2]

Nel 1963 si trasferisce a Berlino Est e nel 1970 partecipa alla fondazione del gruppo Lucke. Dopo il primo periodo neoespressionista, che vede l'utilizzo di tratti stilizzati e "infantili" dal cromatismo esasperato, i segni di Penck, negli anni 70, divengono ancora più primordiali, così da sancire una sorta di primitivismo della ragione. Traccia ominidi stilizzati e simboli elementari, prediligendo, per le sue opere, l'uso del bianco e del nero. Si dedica anche alla scultura, utilizzando il marmo, il bronzo e il legno, materiale caro agli artisti del nord Europa.[3]

Trasferitosi nella Germania Ovest espone a fianco di pittori e scultori come Gerhard Richter, Anselm Kiefer, Georg Baselitz, Jörg Immendorff, Markus Lüpertz, Sigmar Polke, Ulrich Rückriem, Jochen Gerz e alla performance artist Rebecca Horn, e condivide esperienze espositive con artisti italiani come Mimmo Paladino, Michelangelo Pistoletto, Sandro Chia, Gian Ruggero Manzoni, Enzo Cucchi, Nicola De Maria, Nino Longobardi e il gallerista napoletano Lucio Amelio, per il quale realizza l'opera Erdbeben in Bierkeller per la collezione Terrae Motus esposta alla Reggia di Caserta.[4] Nel 1980 apre uno studio a Londra. Partecipa a diverse esposizioni di livello internazionale, tra cui Documenta 5 di Kassel, nel 1972, la Biennale di Venezia, nel 1984, e Documenta 9 di Kassel, nel 1992.

Principali mostre personali

A. R. Penck, Future of the soldiers (1995)
  • 1956 - Ass. Artisti, Dresda, Germania Est
  • 1968 - Gall. Michael Werner, Colonia, Germania Ovest
  • 1972 - Kunstmuseum, Basilea, Svizzera - Documenta 5, Kassel, Germania Ovest
  • 1978 - Museo Ludwig, Colonia, Germania Ovest
  • 1981 - Kunsthalle Museum, Colonia, Germania Ovest
  • 1982 - Kunstmuseum, Bonn, Germania Ovest
  • 1984 - Biennale di Venezia, Italia - The Tate Gallery, Londra, Gran Bretagna
  • 1988 - Estner-Gesellschaft, Hannover, Germania Ovest - Nationalgalerie, Zurigo, Svizzera - Kunsthaus, Berlino Ovest, Germania Ovest
  • 1992 - Gall. Michael Werner, Colonia, Germania
  • 1995 - Museo Rufino Tamayo, Città del Messico, Messico
  • 1997 - Hiroshima City Museum of Contemporary Art, Hiroshima, Giappone
  • 1999 - Gall. Michael Werner, Colonia, Germania
  • 2002 - Gall. Schloss Wiligrad e Kunstverein Wiligrad, Lübstorf, Germania
  • 2003 - Museum voor Moderne Kunst, Ostenda, Belgio - Gall. Michael Werner, Colonia, Germania - Museum Küppersmühle Sammlung Grothe, Duisburg, Germania
  • 2004 - Gall. Michael Werner, New York, Stati Uniti - Patrick Painter Inc., Santa Monica, Stati Uniti
  • 2005 - Gall. W52, New York, Stati Uniti - Gall. Forsblom, Helsinki, Finlandia - Gall. Michael Werner, Colonia, Germania
  • 2006 - Gall. Mitchell-Innes & Nash, New York, Stati Uniti - Shanghai Zendai Museum of Modern Art, Shanghai, Cina - Arario Beijing, Pechino, Cina
  • 2007 - Staatliches Museum für Kunst und Design, Norimberga, Germania - Retrospektive, Kunsthalle zu Kiel Schirn, Francoforte, Germania

Note

  1. ^ A.R. Penck BMW Z1, 1991, su artcar.bmwgroup.com. URL consultato il 20 settembre 2017.
  2. ^ Arte. Morto A.R, Penck, maestro espressionista del segno tribale, su avvenire.it.
  3. ^ artantide.com, http://www.artantide.com/artisti_BiografiaArtista?idArtista=396 Titolo mancante per url url (aiuto).
  4. ^ terraemotus, su reggiadicaserta.beniculturali.it. URL consultato il 18 ottobre 2017 (archiviato dall'url originale il 13 ottobre 2017).

Bibliografia

  • Terrae Motus, La collezione Amelio alla Reggia di Caserta, a cura di Livia Velani, Ester Coen, Angelica Tecce, Skira editore, Milano, 2001, ISBN 88-8491-066-8

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Collegamenti esterni

  • Penck, A.R., su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata
  • Penck, A. R., su sapere.it, De Agostini. Modifica su Wikidata
  • (EN) Ida Yalzadeh e Naomi Blumberg, A.R. Penck, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Modifica su Wikidata
  • (EN) Bibliografia di A. R. Penck, su Internet Speculative Fiction Database, Al von Ruff. Modifica su Wikidata
  • (EN) A. R. Penck, su Discogs, Zink Media. Modifica su Wikidata
  • (EN) A. R. Penck, su MusicBrainz, MetaBrainz Foundation. Modifica su Wikidata
  • (DEEN) A. R. Penck, su filmportal.de. Modifica su Wikidata
  • artnet.com, http://www.artnet.com/artists/ar-penck/ Titolo mancante per url url (aiuto).
  • theguardian.com, https://www.theguardian.com/artanddesign/2017/may/05/ar-penck-obituary Titolo mancante per url url (aiuto).
Controllo di autoritàVIAF (EN) 109109654 · ISNI (EN) 0000 0003 6859 3087 · Europeana agent/base/83826 · ULAN (EN) 500006352 · LCCN (EN) n80087510 · GND (DE) 118592599 · BNE (ES) XX1123363 (data) · BNF (FR) cb14953156x (data) · J9U (ENHE) 987007500814205171 · CONOR.SI (SL) 103116643
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