Benjamin Patersen

Francobollo russo con la vista di Patersen sull'argine inglese.

Benjamin Patersen o Patersson (in russo Бенжамен Патерсен?) (Varberg, 2 settembre 1748 o 1750 – San Pietroburgo, 1815) è stato un pittore svedese naturalizzato russo, noto principalmente per i suoi paesaggi urbani[1][2].

Biografia

Era nato a Varberg da una famiglia di doganieri[3] Studiò arte a Göteborg con Simon Fick e presto divenne un membro della locale società d'arte. Alla fine del 1770 si recò in Polonia, Lettonia e Lituania. Dal 1774 al 1786 risiedette e lavorò a Riga[1].

Nel 1787 Patersen arrivò a San Pietroburgo. Secondo il suo annuncio, del 22 gennaio 1787 sul quotidiano Sankt-Peterburgskie Vedomosti, alloggiava nella casa n. 154 vicino al Ponte Blu. Patersen si sposò nel 1791 e battezzò sua figlia nel 1795 nella chiesa di Santa Caterina[2].

Non perse mai i contatti con la Svezia, ed è noto che vi ritornò nel 1806. Dal 1790 inviò le sue opere alle mostre annuali della Reale Accademia delle Belle Arti svedese, della quale, nel 1798, divenne membro[2].

A metà degli anni 1790 ricevette il primo contratto dalla Corte imperiale. Ben presto fu nominato pittore di corte[2].

Arte ed eredità

Sebbene avesse iniziato come ritrattista, all'età di 38 anni Patersen si concentrò sui paesaggi urbani e dopo essersi trasferito a San Pietroburgo dedicò la sua arte a quella città. Intorno al 1800, su commissione dello zar Paolo I, realizzò una serie di opere raffiguranti le rive della Neva, che gli valsero la nomina a pittore di corte[2].

La maggior parte dei suoi paesaggi urbani presenta la linea dell'orizzonte definita e il bluastro tra i toni dorati. Il cielo e le acque della Neva giocano spesso ruoli significativi nella composizione. Patersen ritrasse la maggior parte degli edifici importanti della fine del XVIII secolo a San Pietroburgo, tra cui il Castello Michajlovskij, l'Accademia russa di belle arti, il Palazzo di Tauride, ed altri ancora[1].

Realizzò oltre 100 paesaggi urbani di San Pietroburgo; 33 a olio, il resto acquerelli o incisioni colorate. Nel loro insieme, rappresentano una testimonianza storica insostituibile della città com'era allora. La maggior parte delle sue opere sono attualmente esposte all'Ermitage[1][4].

Opere selezionate

Note

  1. ^ a b c d Komelova, 1984.
  2. ^ a b c d e Bengt, 2010, p. 392.
  3. ^ Brook-Iovleva, 1998, p. 182.
  4. ^ Konovalov, 2008, p. 378.

Bibliografia

  • (RU) G. N. Komelova, Петербург конца XVIII – начала XIX века в акварелях и гравюрах Бенжамена Патерсена, Moscow, ‘Izobrazitelynoe Iskusstvo’ Publishing House, 1984.
  • (RU) Jangfeldt Bengt, От варягов до Нобеля. Шведы на берегах Невы, Moscow, ‘Lomonosov’ Publishing House, 2010, p. 392, ISBN 978-591678-041-3.
  • (RU) J. V. Brook e L. I. Iovleva, Государственная Третьяковская галерея: Живопись XVIII-XX веков, Moscow, ‘Krasnaya Ploshad’, 1998, ISBN 5-900743-40-3.
  • Simon Franklin e Katherine Bowers, Information and Empire: Mechanisms of Communication in Russia, 1600-1854, Cambridge, UK, OpenBook Publishers, 2017, ISBN 978-1-78374-376-6.
  • Simon Franklin, The Russian Graphosphere, 1450-1850, Cambridge, UK, Cambridge University Press, 2019, p. 161, ISBN 978-1-108-49257-7.
  • Eduard Konovalov, Новый полный биографический словарь русских художников, Moscow, ‘Eksmo’ Publishing house, 2008, p. 378, ISBN 978-5-699-20636-0.

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