Consortile

La Torre dei Caponsacchi a Firenze, proprietà di un consortile in epoca medievale.[1]

Il consortile (conosciuto anche come consorteria o consorzio, in latino consortium, "condivisione della medesima sorte"[2]) era un istituto giuridico medievale che legava diversi rami di una o più famiglie nobili.

Storia

All'origine delle consorterie va individuata la necessità delle famiglie aristocratiche di preservare il proprio patrimonio dal frazionamento tra tutti gli eredi maschi e dunque porre un limite alla dissoluzione del proprio lignaggio. Inoltre, formare un consortile permetteva a queste famiglie di rafforzare il proprio potere politico, soprattutto in contesti come l'Italia comunale dove la competizione per il potere era più intensa.[2]

La formazione dei consortili era più avvertita nei momenti di maggior conflittualità, come verso la fine del XII secolo quando le lotte all'interno dell'aristocrazia consolare si fecero più forti o nella seconda metà del Duecento, con l'affermazione del Popolo e la reazione contro i Magnati.[3]

Caratteristiche

I consortili erano organismi istituiti tramite un atto notarile che prevedeva le forme di gestione collettiva dei beni comuni e regolava i rapporti interni al lignaggio, assicurando la pace evitando conflitti interni. Queste società però non erano necessariamente formati da un'unica famiglia e spesso raggruppavano più gruppi parentali creando una sorta di "famiglia artificiale" che poteva prendere il nome dalla casata più importante. Dunque, le consorterie ponevano le basi per alleanze politiche e militari tra diverse famiglie aristocratiche.[4]

Spesso le consorterie avevano come compito principale la gestione comune di certe proprietà come palazzi, ponti e soprattutto torri, le quali caratterizzavano il paesaggio urbano di molte città italiane nel medioevo.[3] Generalmente, il patto prevedeva che le proprietà consortili non potessero essere alienate al di fuori dell'accordo, che al tempo stesso fungevano da elemento di coesione dello stesso.[5]

Obiettivo principale della consorteria era comunque evitare la disgregazione del patrimonio e dei rapporti familiari, in modo tale che nonostante la successione l'eredità rimanesse all'interno della famiglia. Tuttavia, quella consortile rappresentava solamente una delle diverse procedure per regolare l'eredità in epoca medievale: altri modi erano la divisione in quote uguali fra tutti i figli maschi, il fedecommesso, o ancora forme di privilegio come la primogenitura, il maggiorascato o il seniorato.[5]

Diffusione

Fu un fenomeno particolarmente diffuso nel Piemonte (Romagnano, Avogadro, Sannazzaro, Piossasco, Robaldini). Altri esempi notevoli furono quelli delle consorterie dei Colonna e dei Piccolomini.[senza fonte]

In alcune città piemontesi come Asti e Chieri, ma anche a Genova, i consortili presero il nome di alberghi o hospitia; questi istituti raggruppavano diverse famiglie e individui attorno ad un clan principale che forniva il proprio nome e i colori all'intero gruppo. Nella Repubblica di Genova i primi alberghi furono fondati tra il 1267 e il 1270 dalle grandi casate dei Doria, dei Fieschi, dei Grimaldi e degli Spinola.[6]

Note

  1. ^ Faini.
  2. ^ a b Franceschi, Taddei, p. 205.
  3. ^ a b Franceschi, Taddei, p. 206.
  4. ^ Franceschi, Taddei, pp. 205-206.
  5. ^ a b Bettotti.
  6. ^ Franceschi, Taddei, pp. 206-207.

Bibliografia

  • Franco Franceschi e Ilaria Taddei, Le città italiane nel Medioevo. XII-XIV secolo, Bologna, Il Mulino, 2012, ISBN 978-88-15-13825-5.
  • Enrico Faini, Società di torre e società cittadina. Sui 'pacta turris' del XII secolo (PDF), in Silvia Diacciati e Lorenzo Tanzini (a cura di), Società e poteri nell’Italia medievale. Studi degli allievi per Jean-Claude Maire Vigueur, Roma, Viella, 2014, ISBN 978-88-6728-285-2.

Collegamenti esterni

  • Marco Bettotti, Famiglia e lignaggio: l’aristocrazia in Italia, su Reti Medievali. Iniziative online per gli studi medievistici, novembre 2004, ISSN 1593-2214 (WC · ACNP) (archiviato il 31 gennaio 2021).
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