Lemma di Schur

In matematica, il lemma di Schur è un risultato elementare ma estremamente utile nella teoria delle rappresentazioni dei gruppi e delle algebre. Nel caso dei gruppi esso dice che se V {\displaystyle V} e W {\displaystyle W} sono due rappresentazioni irriducibili di un gruppo G {\displaystyle G} e ϕ {\displaystyle \phi } è un morfismo lineare da V {\displaystyle V} a W {\displaystyle W} che commuta con l'azione del gruppo, allora ϕ {\displaystyle \phi } è invertibile oppure ϕ = 0 {\displaystyle \phi =0} . Un importante caso particolare è quello in cui V = W {\displaystyle V=W} e quindi ϕ {\displaystyle \phi } è un endomorfismo. Issai Schur usò questo risultato per dimostrare le relazioni di ortogonalità di Schur e sviluppò le basi della teoria della rappresentazione dei gruppi. Il lemma di Schur si generalizza ai gruppi di Lie e alle algebre di Lie, e la più comune generalizzazione in questo senso è dovuta a Jacques Dixmier.

Formulazione nel linguaggio dei moduli

Se M {\displaystyle M} e N {\displaystyle N} sono due moduli semplici su un anello R {\displaystyle R} allora ogni omomorfismo f : M N {\displaystyle f:M\to N} di R {\displaystyle R} -moduli non identicamente nullo è invertibile. In particolare l'anello degli endomorfismi di un modulo semplice è un corpo.

La condizione che f {\displaystyle f} è un omomorfismo di moduli significa che

f ( r m ) = r f ( m ) {\displaystyle f(rm)=rf(m)} per ogni m M {\displaystyle m\in M} e r R . {\displaystyle r\in R.}

Il lemma di Schur è applicato frequentemente nel caso particolare seguente. Sia R {\displaystyle R} un'algebra sul campo C {\displaystyle \mathbb {C} } dei numeri complessi e sia M = N {\displaystyle M=N} un R {\displaystyle R} -modulo semplice di dimensione finita su C {\displaystyle \mathbb {C} } . Il lemma di Schur dice che l'anello degli endomorfismi del modulo M {\displaystyle M} è un corpo; esso contiene C {\displaystyle \mathbb {C} } nel suo centro, è finito-dimensionale su C {\displaystyle \mathbb {C} } e quindi coincide con C {\displaystyle \mathbb {C} } . Segue che l'anello degli endomorfismi di M {\displaystyle M} è "il più piccolo possibile". Più in generale, questo risultato vale per algebre su ogni campo algebricamente chiuso e per moduli semplici la cui dimensione è al più numerabile. Quando il campo non è algebricamente chiuso, il caso in cui l'anello degli endomorfismi è il più piccolo possibile è particolarmente interessante: un modulo semplice su una k {\displaystyle k} -algebra si dice assolutamente semplice se il suo anello degli endomorfismi è isomorfo a k {\displaystyle k} . Questo è in generale più forte che essere irriducibili sul campo k {\displaystyle k} , ed implica che il modulo è irriducibile anche sulla chiusura algebrica di k {\displaystyle k} .

Formulazione nel linguaggio delle matrici

Sia G {\displaystyle G} un gruppo di matrici invertibili complesse. Questo vuol dire che G {\displaystyle G} è un insieme di matrici quadrate di ordine n {\displaystyle n} con elementi complessi, e G {\displaystyle G} è chiuso sotto l'operazione di moltiplicazione di matrici e inversione. Si supponga inoltre che G {\displaystyle G} sia irriducibile: non esistono sottospazi V {\displaystyle V} oltre a 0 {\displaystyle 0} e lo spazio intero che siano invarianti sotto l'azione di G {\displaystyle G} . In altre parole,

se  g V V  per ogni  g  appartenente a  G ,  allora o  V = 0  oppure  V = C n . {\displaystyle {\text{se }}gV\subseteq V{\text{ per ogni }}g{\text{ appartenente a }}G,{\text{ allora o }}V=0{\text{ oppure }}V=\mathbb {C} ^{n}.}

Il lemma di Schur, nel caso speciale di una rappresentazione singola, diventa: se A {\displaystyle A} è una matrice complessa di ordine n {\displaystyle n} che commuta con tutte le matrici in G {\displaystyle G} , allora A {\displaystyle A} è una matrice scalare. Un semplice corollario è che ogni rappresentazione complessa irriducibile di un gruppo abeliano è di dimensione 1 {\displaystyle 1} .

Formulazione nel linguaggio delle rappresentazioni dei gruppi

La versione nel linguaggio dei gruppi è un caso particolare della versione nel linguaggio dei moduli: una rappresentazione di un gruppo G {\displaystyle G} è un modulo sull'algebra gruppale di G {\displaystyle G} .

Siano G {\displaystyle G} un gruppo, p : G G L ( V ) {\displaystyle p:G\to GL(V)} e q : G G L ( W ) {\displaystyle q:G\to GL(W)} due rappresentazioni irriducibili di G {\displaystyle G} su un campo fissato K {\displaystyle K} e sia T : V W {\displaystyle T:V\to W} un'applicazione lineare G {\displaystyle G} -invariante, cioè tale che T ( p ( g ) ( v ) ) = q ( g ) ( T ( v ) ) {\displaystyle T(p(g)(v))=q(g)(T(v))} per ogni v V {\displaystyle v\in V} , g G {\displaystyle g\in G} . Allora:

  1. T = 0 {\displaystyle T=0} oppure T {\displaystyle T} è un isomorfismo;
  2. se V = W {\displaystyle V=W} e p = q {\displaystyle p=q} e se K {\displaystyle K} è algebricamente chiuso allora T {\displaystyle T} è la moltiplicazione per uno scalare.

Dimostrazione

  1. Poiché T {\displaystyle T} è G {\displaystyle G} -invariante, Ker ( T ) {\displaystyle \operatorname {Ker} (T)} e Im ( T ) {\displaystyle \operatorname {Im} (T)} sono sottospazi G-invarianti. Si ha che, poiché p {\displaystyle p} è irriducibile, o Ker ( T ) = 0 {\displaystyle \operatorname {Ker} (T)=0} o Ker ( T ) = V {\displaystyle \operatorname {Ker} (T)=V} . Se Ker ( T ) = V {\displaystyle \operatorname {Ker} (T)=V} allora T = 0 {\displaystyle T=0} . Se Ker ( T ) = 0 {\displaystyle \operatorname {Ker} (T)=0} allora T {\displaystyle T} è iniettiva. Poiché q {\displaystyle q} è irriducibile segue Im ( T ) = W {\displaystyle \operatorname {Im} (T)=W} e dunque T {\displaystyle T} è suriettiva. Perciò T {\displaystyle T} è un isomorfismo.
  2. T : V V {\displaystyle T\colon V\to V} è un operatore lineare; sia λ K {\displaystyle \lambda \in K} un suo autovalore (esiste perché K {\displaystyle K} è algebricamente chiuso): allora Ker ( T λ I ) 0 {\displaystyle \operatorname {Ker} (T-\lambda I)\neq 0} , in quanto contiene almeno un autovettore. L'operatore lineare S := T λ I {\displaystyle S:=T-\lambda I} è anch'esso G {\displaystyle G} -invariante. Poiché Ker S 0 {\displaystyle \operatorname {Ker} S\neq 0} e p {\displaystyle p} è irriducibile si ha che Ker S = V {\displaystyle \operatorname {Ker} S=V} e quindi S = 0 {\displaystyle S=0} . Perciò T λ I = 0 {\displaystyle T-\lambda I=0} e quindi T = λ I {\displaystyle T=\lambda I} . Ovvero T {\displaystyle T} è la moltiplicazione per uno scalare.

Bibliografia

  • David S. Dummit e Richard M. Foote, Abstract Algebra, 2ª ed., p. 337.
  • Tsit-Yuen Lam, A First Course in Noncommutative Rings, Berlino e New York, Springer-Verlag, 2001, ISBN 978-0-387-95325-0.

Voci correlate

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